L'anno scorso concludevo il 2017 con un'energia che non avevo mai avuto e la promessa di essere felice. Non posso negarvi che così è stato, per un discreto periodo di tempo sono stata davvero felice e la mia vita era al top, come quella dei marketers e dei venditori che fieri dichiarano apertamente il fatturato annuale facendo invidia al mondo.
Professionalmente e personalmente non potevo lamentarmi di niente e così ho deciso di sfidare me stessa per il 2018 che era ormai alle porte: i buoni propositi, i progetti, il lavoro su me stessa, l'intenzione c'era tutta.
Il 2018 lo ammetto è iniziato nel migliore dei modi, le premesse che questo sarebbe stato il mio anno c'erano tutte e io ho dato piena fiducia a quello che credevo, a quello che vivevo.
Mi sentivo realizzata e felice, come forse non lo sono mai stata in tutta la mia vita, ero convinta che l'arrivo dei miei trent'anni mi stesse dando un forza che non avevo mai avuto in tutta la mia vita.
Da qualche parte ho letto però che la felicità è un abisso pieno di luce. Bisogna chiudere gli occhi per non precipitarvi.
La verità è che non esistono istruzioni per gestire la felicità e io probabilmente non ho saputo farlo bene. Ad Aprile 2018 ho subito un arresto, il mio corpo evidentemente stanco del mio "super io" ha deciso che io dovessi fermarmi, e così dopo una serie di influenze, infiammazioni e allergie ho subito diversi rallentamenti che hanno portato conseguenze anche sul lavoro.
Non mi ero neanche accorta che era già Giugno, le vacanze estive e il mio compleanno erano vicini. Così ho letteralmente tirato avanti fino alla chiusura degli ultimi lavori per godermi l'intero mese di Agosto tra Malta e la Calabria.
E se il mio compleanno, organizzato e atteso con tantissima foga mi ha dato l'adrenalina che non sentivo più dal famoso Aprile, le mie vacanze estive non sono state altrettanto.
Dovete sapere che mai nella vita ho sofferto un viaggio, perché anche quello che apparentemente poteva sembrare un luogo fatiscente o non particolarmente bello mi ha dato qualcosa. La scorsa estate invece ero insofferente, arrabbiata e nervosa, insomma sono rientrata a casa più stanca che mai.
Ma Settembre era cominciato e i buoni propositi c'erano tutti. Nessuno di quelli è stato mantenuto. Mi sono trascinata letteralmente giorno dopo giorno attendendo la fine di un Settembre che non si concludeva mai: "Ottobre andrà meglio" mi sono detta.
Tuttavia devo confessarvi una cosa: tra la fine di Settembre e l'inizio di Ottobre sono stata contattata da un'agenzia letteraria per scrivere un libro: notizia che attendevo da tutta la vita ma in un periodo così complesso come quello, neanche la cosa che volevo di più al mondo è riuscita a darmi un scossone.
Lo scossone è arrivato con Ottobre però, ma non come me lo aspettavo. Gli ultimi mesi dell'anno, comprese queste ultime settimane le ho trascorse tra letto, dottore, ospedale e accertamenti per scoprire soltanto qualche giorno fa che la salute è una cosa seria e che forse ho chiesto tanto, troppo a me stessa. Forse il mio corpo stanco dei miei atteggiamenti menefreghisti ha deciso di farmelo capire così. Come immaginerete ho subito l'ennesimo stop, il più lungo e sicuramente l'ultimo di questo anno.
Dovete sapere che ogni giorno mi sveglio con la speranza di trovare quell'entusiasmo e quella forza che avevo prima mettendo sempre me stessa a paragone di chi sono stata o di chi credevo di essere, tutto questa guerra tra titani non credo aiuti davvero al mio benessere.
Perché sapete, la salute non è solo questione di corpo e malattia ma parte dalla testa, e di questo ne sono sempre più convinta, ma ancora non ho capito come devo gestire il tutto.
Ho deciso di raccontarvi questa storia, la mia storia perché se c'è una cosa che ho imparato in questo 2018 è che io sono nata per scrivere, e che solo facendo questo riesco a stare bene.
Ho deciso di raccontarvi questa storia, anche un po' malinconica perché è giusto che voi sappiate che non è sempre tutto rosa e patinato come invece sembra e che lo so che ognuno ha i suoi problemi, che la vita a volte sembra ingiusta e che inevitabilmente ci fa stare meglio inseguire il culto del vincente, ma la verità è che ogni tanto perdiamo, e ci tocca ammetterlo per non rischiare di complicare le cose.
Che inevitabilmente deludiamo qualcuno, ma quando deludiamo noi stessi la faccenda diventa davvero seria. Che però siamo umani e possiamo sbagliare e che come abbiamo imparato a perdonare gli altri dovremmo perdonare noi stessi piuttosto che colpevolizzarci sempre di ogni errore e di ogni fallimento.
Detto questo, voglio riciclare il pensiero positivo della mia amica Sara che proprio l'anno scorso mi ha invitato a fare un resoconto dell'anno in chiusura guardando alle cose belle che sono riuscita a fare, ai successi che ho collezionato e a non perdermi tra le sconfitte.
Ed è la stessa cosa che invito a fare a voi.
Infondo non è andata così male, vero?
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